Mi chiamo Mouhamed Ali, come il grande pugile Ali che forse qualcuno di voi già conosce e che è considerato il pugile migliore di tutti i tempi. Quando mio papà Moussa ha scoperto che presto avrebbe avuto un figlio, non ha avuto alcun dubbio e ha voluto chiamarmi proprio come lui, trasmettendomi la sua stessa passione: quella della boxe.

Vivo in Italia da quando ero giovanissimo. Avevo soli vent’anni. Sono nato in Senegal, un Paese africano che si affaccia sull’Oceano Atlantico e qui, grazie ai duri allenamenti di boxe, sono diventato anch’io, proprio come Ali, un campione di pugilato. La vita in Senegal non era affatto facile e papà si è impegnato tanto per aiutarmi a non cadere in brutte tentazioni o in grossi problemi come la droga nella zona di Pikine, la mia città d’origine.

Da piccolo non capivo perché papà mi costringeva ad addestramenti a ritmi incessanti, senza sosta e senza orari. Non avevo neanche il tempo di uscire con i miei amici il pomeriggio. Per questo ero molto arrabbiato con lui ma pian piano la passione per la boxe è così tanto cresciuta in me che sono diventato campione senegalese.

Ho così deciso di realizzare un sogno ancora più grande: andare in Europa e prendere anche lì il titolo di campione. Ho quindi corso fino in ambasciata e ho ottenuto un documento per venire in Europa. Sono stato in Francia e, prima che il permesso per restare nel Paese scadesse,  mi sono spostato da alcuni familiari in Italia.

I primi momenti qui sono stati difficili, prima a Brescia e poi in una piccola città in  Toscana, a Pontedera. Vivevo in un Paese senza conoscere la lingua e questo rendeva davvero tanto complicato  comunicare con gli altri e farmi capire. Non riuscivo ad ottenere un permesso di soggiorno, quel documento che mi poteva garantire la possibilità di lavorare regolarmente e avere un regolare contratto di casa.

Per anni sono stato un venditore ambulante per le strade e le spiagge di alcune città toscane, quello che tanti italiani chiamano “vu cumprà”.

Ho vissuto in una casa senza gas e senza luce ma non ho mai abbandonato il mio desiderio: diventare un campione di pugilato in Italia. Senza un documento non potevo unirmi alla squadra della nazionale ma, dopo il lavoro, andavo ogni sera in palestra ad allenarmi grazie al sostegno di tanti italiani che credevano in me e nei miei sogni e grazie al comune della città di Pontedera che mi ha tanto aiutato.

Tantissimi migranti in Italia soffrono tra discriminazioni, episodi di razzismo e la paura di essere sempre clandestini e lontani dalla propria casa.  È vero, credetemi. So quanto si è tristi in certe situazioni! Tutto sembra orribile e ti chiedi “Perché siamo venuti qui? Perché dopo aver abbandonato il nostro Paese, la famiglia e gli amici ci ritroviamo in un posto straniero ancora più poveri?”

Ma sono sicuro che le cose possono cambiare, la vita può cambiare. Io che un giorno, di ritorno dal mio lavoro di venditore ambulante su un treno diretto verso casa, ho incontrato una giovane donna, quella che è diventata mia moglie e la mamma dei miei tre figli.

Con lei abbiamo affrontato tante difficoltà, vivendo spesso in condizioni difficili ma nessuno può fermarti se decidi di lottare per realizzare il tuo sogno. Insieme abbiamo resistito e sono riuscito a ottenere quei documenti per partecipare ai campionati di boxe nazionali, diventando il primo senegalese campione di pugilato in Italia.

Oggi per problemi fisici continuo ad allenare tanta gente, ma non posso più partecipare alle gare.

Questo non mi ha fermato e sono diventato volontario della Croce Rossa italiana e per i Vigili del Fuoco. Negli anni ho mandato ambulanze, sedie a rotelle e tanto altro materiale utile per i disabili e i più fragili in Senegal, diventando “Ambasciatore della disabilità”.

Quello che voglio dirvi è che realizzare un sogno è possibile nonostante le tante difficoltà e ho imparato che lo sport può essere uno strumento molto forte per combattere le discriminazioni e diffondere valori importanti come il rispetto reciproco e l’ascolto.

Quello che voglio dirvi è che realizzare un sogno è possibile nonostante le tante difficoltà e ho imparato che lo sport può essere uno strumento molto forte per combattere le discriminazioni 

Mouhamed Ali

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