Un anno fa ho avuto l’occasione di vedere e vivere in prima persona una vicenda di accoglienza assolutamente positiva che vede come protagonisti una madre, Oxana, che lavora come badante da due anni per mia zia affetta da Alzheimer, e suo figlio Dima, entrambi provenienti dalla Moldavia. A marzo dello scorso anno Oxana è costretta a partire dall’Italia e tornare in Moldavia poiché sua madre, alla quale è affidato Dima, è risultata positiva al Covid e, dopo pochi giorni passati in ospedale, purtroppo muore. Dima, che ha meno di sei anni, si ritrova quindi senza casa e senza alcun familiare che possa occuparsi di lui, dato che sono tutti emigrati all’estero in cerca di lavoro.
Inoltre, i servizi sociali moldavi avvertono Oxana che se non fosse arrivata al più presto avrebbero portato suo figlio in un istituto; così, due giorni dopo, con l’aiuto della mia famiglia, parte per la Moldavia e, passate due settimane, atterra a Roma con il piccolo Dima. Una volta a Perugia, il bambino viene subito iscritto alla scuola dell’infanzia e viene affidato a mia zia l’incarico di insegnargli le parole basilari italiane, che il bimbo impara subito, riuscendo a comunicare con gli altri bambini in poco tempo. Ora Dima frequenta il primo anno di scuola elementare ed è perfettamente integrato all’interno della sua classe, sta imparando bene l’italiano e per mia zia rappresenta la medicina più efficace.
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